Fare politiche di genere. Per le minoranze di genere.

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Per qualunque essere umano è offensivo essere sempre riconosciuto come membro di una classe e non come persona individuale. (Dorothy Sayers)

Chi può dar leggi agli amanti? L’amore è in sé la legge più grande. (Boezio)

In massima parte, chi discrimina sulla base dello status di genere di una persona non è portatore di una posizione o un’idea. È portatore di un disagio; più precisamente, di uno svantaggio culturale. E lo svantaggio culturale si supera non con la contrapposizione di parte o con i proclami ma facendo cultura.

Fare cultura è in primo luogo mostrare che rispetto e non-discriminazione per le minoranze di genere (LGBTI, ossia lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali) discendono da principi ovvi e di senso comune. Il principio di libera espressione, il principio di autodeterminazione, il principio di dignità. Principi che non ha senso restringere o qualificare per ragioni di appartenenza di genere.

In secondo luogo, fare cultura è mostrare che l’omofobia si basa su malintesi. Ad esempio, non c’è una nozione coerente di naturalità in base alla quale disconoscere, eticamente o giuridicamente, i rapporti omosessuali. La sfera sentimentale e affettiva umana è dominata dalla cultura, non dalla natura.

Intendiamo fare cultura di genere, anche in collaborazione con le istituzioni scolastiche, per opporci attivamente alle discriminazioni nei confronti di LGBTI. Intendiamo contribuire a costruire un nuovo buon senso condiviso, in cui oggetto di scandalo non siano gli orientamenti sessuali ma i pregiudizi di genere.